Da anni ormai le famiglie Rom si sono insediate stabilmente nel quartiere popolare di Rancitelli a Pescara. Si parla di integrazione, di i lavoro, di futuro per tutti i giovani Rom che popolano il "ferro di Cavallo" , ma è veramente così? Recentemente sulle mura di via Tavo è apparso un graffito che recita "a morte i rom" , quindi probabilmente l'integrazione di cui si parla non è reale perchè un inno alla violenza come questo è un fulmine a ciel sereno, a quanto dicono, per la popolazione Rom di Pescara. Erano gli anni '70 quando il sindaco Democristiano Alberto Casalini fece insediare le famiglie rom a Pescara, una leggenda metropolitana racconta che si infatuò di una ragazza Rom e che la sposò, ecco perchè iniziò la stanzializzazione dei nomadi a Pescara. Lui probabilmente fece delle scelte dettate oltre che dall'amore, dai voti che avrebbero potuto ricevere da questi nelle successive elezioni comunali. A quei tempi si pensava che queste famiglie si sarebbero potute integrare nella società, ma Rancitelli è diventato un grande rettangolo dove convivono semplici operai o studenti che non riescono a pagare l'affitto con le famiglie Rom. C'è una condizione di degrado evidente a tutti ma l'amministrazione comunale non tenta di risolvere in nessun modo questo problema. Si finge che il problema non esista, eppure Rancitelli viene paragonato a quartieri quali Scampia a Napoli o Borgonovo a Palermo. Sembra un vecchio film western dove al posto delle carrozze e di Clint Eastwood ci sono macchinone, ragazzini che giocano sulla strada e narcotrafficanti. Per le famiglie nomadi che controllano lo spaccio, il riciclaggio di denaro e i giri di prostituzione non è possibile trovare una soluzione. Chiedendo ai ragazzi di rancitelli com'è la convivenza con i Rom non si trovano risposte convincenti poichè tra ragazzi ci si conosce tutti e non si sente la differenza etnica. Tutti però, ragazzi e adulti, zingari e non, sono convinti che chi compie gesti illegali lo fa per vivere, per "portare il pane a casa". Mi dicono che i rom non riescono a trovare lavoro, è causa dei cognomi che hanno, ma non c'è realmente la volontà di fare qualcosa. I ragazzini per le strade sono abbandonati alla solitudine, giocano con le moto e cantano canzoni napoletane, poichè non ci sono centri di aggregazione adeguati per loro. Ultimamente è stato messo in funzione il ludobus, un camioncino che gira per le strade del quartiere villa del fuoco per intrattenere i bambini e dargli la possibilità di divertirsi, di imparare la legalità e di studiare poichè e noto come l'istruzione tra i ragazzi di rancitelli sia scarsa. Fin quando sono piccoli questi ragazzi vanno a scuola, ma terminate le scuole elementari decidono di non frequentarla più. Credono di non avere un futuro, nessuno li assumerà mai a lavorare. Qualche anno fa il comune ha deciso di ristrutturare il "parco della pace" proprio per renderlo più adatto ai giovani. All'inizio era frequentato da ragazzini e genitori, ma ora è diventato un grande mercato dello spaccio. Essendo un luogo chiuso e non vicino alla strada è stato sfruttato dagli spacciatori per compiere le loro attività illegali. Passando davanti al parco si notano giri illegali di denaro e drogati che "si fanno" dietro gli scivoli. Un ragazzo mi dice che è impossibile salvare i ragazzi dalla delinquenza, se uno vuole entrare nel giro lo fa e basta. Poi essendo incoraggiati anche dalla famiglia è ancora più facile. E' palese come anche a Rancitelli vige la legge dell'omertà, chi parla è un infame e deve essere punito. I ragazzi mi dicono che non parlano per paura, per rispetto, perchè sennò "ti fanno la pelle". Chiunque non appartenga alle famiglie Rom sta in silenzio. Si assiste ogni giorno a tante illegalità ma non si parla con nessuno. Questi giri illegali sono nelle mani di famiglie molto, troppo, potenti e influenti su questo quartiere. Una ragazza mi dice di avere una relazione con un ragazzo Rom, mi racconta la sua storia, i suoi dubbi e le sue perplessità a riguardo di questa storia. Mi dice che vorrebbe rimanere incinta per farsi sposare da lui perchè sarebbe l'unica soluzione per stare insieme. Mi dice che per tradizione i Rom si devono sposare solo con persone che appartengono alla stessa stirpe. Quando le chiedo come avrebbe mantenuto questo ipotetico bambino, lei mi risponde :"Tanto il mio ragazzo Spaccia.." Questa risposta mi lascia allibita. Le persone sono veramente convinte che questi ragazzi spacciano per sostentarsi, perchè non hanno altro modo di vivere. Una ragazza a 16 anni dovrebbe iniziare a provare le sue prime esperienze. Qui invece ci sono decine di ragazze madri e coppie sposate a soli 18 anni. L'integrazione di cui si parla è solo un utopia. Non si possono fondere due culture totalmente diverse e non si può pretendere che queste famiglie si integrino nella nostra società abbandonando la loro cultura. Ci dovrebbe essere un punto d'incontro che per il momento non è noto a molti. Quando finalmente "Rancitelli" non sarà visto più come il quartiere-ghetto di Pescara forse allora si potranno fare passi in avanti per parlare di "reale" integrazione.
venerdì 27 febbraio 2009
Integrazione dei Rom a Pescara..realtà o finzione?
Da anni ormai le famiglie Rom si sono insediate stabilmente nel quartiere popolare di Rancitelli a Pescara. Si parla di integrazione, di i lavoro, di futuro per tutti i giovani Rom che popolano il "ferro di Cavallo" , ma è veramente così? Recentemente sulle mura di via Tavo è apparso un graffito che recita "a morte i rom" , quindi probabilmente l'integrazione di cui si parla non è reale perchè un inno alla violenza come questo è un fulmine a ciel sereno, a quanto dicono, per la popolazione Rom di Pescara. Erano gli anni '70 quando il sindaco Democristiano Alberto Casalini fece insediare le famiglie rom a Pescara, una leggenda metropolitana racconta che si infatuò di una ragazza Rom e che la sposò, ecco perchè iniziò la stanzializzazione dei nomadi a Pescara. Lui probabilmente fece delle scelte dettate oltre che dall'amore, dai voti che avrebbero potuto ricevere da questi nelle successive elezioni comunali. A quei tempi si pensava che queste famiglie si sarebbero potute integrare nella società, ma Rancitelli è diventato un grande rettangolo dove convivono semplici operai o studenti che non riescono a pagare l'affitto con le famiglie Rom. C'è una condizione di degrado evidente a tutti ma l'amministrazione comunale non tenta di risolvere in nessun modo questo problema. Si finge che il problema non esista, eppure Rancitelli viene paragonato a quartieri quali Scampia a Napoli o Borgonovo a Palermo. Sembra un vecchio film western dove al posto delle carrozze e di Clint Eastwood ci sono macchinone, ragazzini che giocano sulla strada e narcotrafficanti. Per le famiglie nomadi che controllano lo spaccio, il riciclaggio di denaro e i giri di prostituzione non è possibile trovare una soluzione. Chiedendo ai ragazzi di rancitelli com'è la convivenza con i Rom non si trovano risposte convincenti poichè tra ragazzi ci si conosce tutti e non si sente la differenza etnica. Tutti però, ragazzi e adulti, zingari e non, sono convinti che chi compie gesti illegali lo fa per vivere, per "portare il pane a casa". Mi dicono che i rom non riescono a trovare lavoro, è causa dei cognomi che hanno, ma non c'è realmente la volontà di fare qualcosa. I ragazzini per le strade sono abbandonati alla solitudine, giocano con le moto e cantano canzoni napoletane, poichè non ci sono centri di aggregazione adeguati per loro. Ultimamente è stato messo in funzione il ludobus, un camioncino che gira per le strade del quartiere villa del fuoco per intrattenere i bambini e dargli la possibilità di divertirsi, di imparare la legalità e di studiare poichè e noto come l'istruzione tra i ragazzi di rancitelli sia scarsa. Fin quando sono piccoli questi ragazzi vanno a scuola, ma terminate le scuole elementari decidono di non frequentarla più. Credono di non avere un futuro, nessuno li assumerà mai a lavorare. Qualche anno fa il comune ha deciso di ristrutturare il "parco della pace" proprio per renderlo più adatto ai giovani. All'inizio era frequentato da ragazzini e genitori, ma ora è diventato un grande mercato dello spaccio. Essendo un luogo chiuso e non vicino alla strada è stato sfruttato dagli spacciatori per compiere le loro attività illegali. Passando davanti al parco si notano giri illegali di denaro e drogati che "si fanno" dietro gli scivoli. Un ragazzo mi dice che è impossibile salvare i ragazzi dalla delinquenza, se uno vuole entrare nel giro lo fa e basta. Poi essendo incoraggiati anche dalla famiglia è ancora più facile. E' palese come anche a Rancitelli vige la legge dell'omertà, chi parla è un infame e deve essere punito. I ragazzi mi dicono che non parlano per paura, per rispetto, perchè sennò "ti fanno la pelle". Chiunque non appartenga alle famiglie Rom sta in silenzio. Si assiste ogni giorno a tante illegalità ma non si parla con nessuno. Questi giri illegali sono nelle mani di famiglie molto, troppo, potenti e influenti su questo quartiere. Una ragazza mi dice di avere una relazione con un ragazzo Rom, mi racconta la sua storia, i suoi dubbi e le sue perplessità a riguardo di questa storia. Mi dice che vorrebbe rimanere incinta per farsi sposare da lui perchè sarebbe l'unica soluzione per stare insieme. Mi dice che per tradizione i Rom si devono sposare solo con persone che appartengono alla stessa stirpe. Quando le chiedo come avrebbe mantenuto questo ipotetico bambino, lei mi risponde :"Tanto il mio ragazzo Spaccia.." Questa risposta mi lascia allibita. Le persone sono veramente convinte che questi ragazzi spacciano per sostentarsi, perchè non hanno altro modo di vivere. Una ragazza a 16 anni dovrebbe iniziare a provare le sue prime esperienze. Qui invece ci sono decine di ragazze madri e coppie sposate a soli 18 anni. L'integrazione di cui si parla è solo un utopia. Non si possono fondere due culture totalmente diverse e non si può pretendere che queste famiglie si integrino nella nostra società abbandonando la loro cultura. Ci dovrebbe essere un punto d'incontro che per il momento non è noto a molti. Quando finalmente "Rancitelli" non sarà visto più come il quartiere-ghetto di Pescara forse allora si potranno fare passi in avanti per parlare di "reale" integrazione.
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